"Il mio
denaro depositato in banca, non è mio, ma della banca!" Sembra uno
scioglilingua, invece è la pura verità ai sensi delle norme che regolano
i rapporti di deposito e conto corrente bancari. Ringrazio gli amici
del blog di Mercato Libero, che sono gli unici che battagliano per far
comprendere come l'unica vera forma di ribellione efficace, non è
l'indignazione con cortei in piazza, ma il ritiro di ogni disponibilità
monetaria presso la propria banca. E che anche oggi ricordano ai
correntisti italiani una verità sottaciuta descritta efficacemente da
alcuni articoli del codice civile:
Art. 1834 codice civile
Depositi di danaro.
Nei
depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la
proprietà, ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria,,
alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante,
con l'osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli
usi.
Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si
eseguono alla sede della banca presso la quale si è costituito il
rapporto.
Art. 1852 codice civile
Disposizione da parte del correntista.
Qualora
il deposito, l'apertura di credito o altre operazioni bancarie siano
regolate in conto corrente, il correntista può disporre in qualsiasi
momento delle somme risultanti a suo credito, salva l'osservanza del
termine di preavviso eventualmente pattuito.
Avete letto bene? Nel
momento in cui deposito una somma di denaro in una banca, anche tramite
l'apertura di un contratto di conto corrente, istantaneamente perdo la
proprietà dei miei soldi e divento creditore della banca, che è
obbligata a restituirmeli su mia richiesta ma in tempi e modi che Ella
stabilisce e delle cui modalità non mi è data possibilità di
negoziazione.
Figuratevi quando le cose si metteranno
davvero male per la carenza di liquidità nel circuito bancario. E già
infittiscono le segnalazioni di molti lettori circa continui e ripetuti
disservizi nei vari Bancomat/Atm "fuori servizio" per motivazioni
"tecniche".
Continuerò a ripeterlo fino alla noia, ritirate i vostri
soldi in maniera educata ma scientifica: almeno 1.000 euro a settimana
prima che sia troppo tardi e "fregatevene" ampiamente delle paventate
segnalazioni da parte dell'istituto all'AE. Sono solo "buffonate".
Per
una volta almeno facciamo sentire forte la nostra voce e rivendichiamo
il diritto di vivere non in uno stato di polizia fiscale, ma in uno
Stato libero che difenda, tuteli ed accresca la libertà e la proprietà
individuale, nel pieno rispetto delle libertà altrui e della solidarietà
collettiva."
Scritto per Ifanews da Antonio Mazzone.
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